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Identità e beni culturali Quando, molti anni fa, ebbi l’incarico di interessarmi dei beni culturali del Comune, mi trovai dinanzi ad una situazione sconfortante.
La Biblioteca Comunale, benché magnificamente allocata nella degna cornice del Teatro Garibaldi, era in quegli anni stipata in due sale aggredite dalle infiltrazioni d’acqua, dai cui soffitti cadevano continuamente polveri e pietrisco degli stucchi in fase di decomposizione. L’ Archivio storico era sistemato in locali a piano terra della ex Caserma Mario Fiore, da poco destinata a sede della Pretura. Del Museo del Risorgimento si erano perse le tracce, accatastato prima nell’immobile di via Torre che aveva ospitato l’Opera Nazionale Maternità e Infanzia, e trasferito dopo in locali dell’Istituto Cappabianca, mettendo sotto chiave quel poco che si era salvato dal saccheggio. Dopo varie peripezie, sono riuscito a riunire in un unico immobile, l’Angiulli, le gemme di questo Comune e a restituirle alla loro dignità. Devo ringraziare quanti, amministratori, dipendenti e singoli cittadini, hanno creduto in questo sforzo e mi hanno aiutato. La mia preoccupazione, nell’andare in pensione, è stata quella di poter consegnare a qualcuno questi beni per evitarne la dispersione. Avevo sollecitato a tempo debito l’Amministrazione di individuare il dirigente che mi avrebbe sostituito al quale fare le consegne del patrimonio materiale e di quello immateriale, fatto di conoscenze e di esperienze acquisite nel corso degli anni. Ma fino ad oggi, data del mio pensionamento, non è arrivato nessun riscontro ai miei appelli. Nessuna consegna è stato possibile fare. Peraltro, per uno strano segno del destino, il giorno stesso del mio pensionamento l’Amministrazione in carica è decaduta. Non mi resta, ed è anche più giusto, che il verbale di consegna lo faccia a voi, miei concittadini, con le note con cui descrivo il patrimonio di ciascuna delle tre realtà culturali e la loro storia. D’altra parte ho costruito per la mia Città questo polo culturale, e a Voi lo affido per difenderlo da quanti, lupi vestiti da pecore, ne possono minacciare l’integrità accreditandosi quali improbabili paladini della nostra storia. Ma soprattutto per salvare la nostra identità, che è storia unica di persone e di fatti raccontata nelle pagine dei nostri libri, nelle antiche carte del nostro archivio, nei reperti del nostro museo. Santa Maria Capua Vetere, 1 dicembre 2015 |