Con legge n. 132 dell’8 agosto 1806 Giuseppe Bonaparte, re di Napoli, fissa a S. Maria la capitale della provincia di Terra di Lavoro: e, con legge 140 del 20 maggio 1808, relativa alla organizzazione giudiziaria, vi installa la residenza del Tribunale di prima istanza e del Tribunale criminale. Per la sede dei Tribunali viene scelto il seicentesco palazzo arcivescovile, costruito dal cardinale Camillo Melzi. La sede vescovile era vacante dal 1806 e lo sarà fino al 1818. Non ci furono problemi quindi quando con decreto del 12 gennaio 1808 il palazzo arcivescovile, già individuato come sede dell’Intendenza, fu destinato a sede del Tribunale di 1^ istanza. La prima udienza pubblica della Corte Criminale, presieduta da Giacomo Farina e composta dai giudici Francesco Antonio Vairo, Alessandro Cianciulli, Michele Brancia, Vitaliano Pistoia, Gregorio Muscari, si tenne il 7 gennaio 1809. Il discorso inaugurativo fu tenuto dal procuratore generale Niccola Nicolini. Dall’Almanacco Reale del 1810 apprendiamo che la Corte Criminale era presieduta quell’anno da Gennaro Presti, assistito dai giudici Alessandro Cianciulli, Vincenzo Marchesani, Francesco Antonio Vairo, Giacinto Sacco e Donato Colletta. Regio Procuratore generale era sempre Niccola Nicolini e cancelliere Marco Tirelli. Il Tribunale di Prima Istanza era presieduto da Agostino Fucito, assistito dai giudici Antonino Rocco, Domenico Giannelli e Domenico Vallo. Supplenti: Pasquale Ciccarelli, Stefano Tammaro, Carmine Natale, Andrea Parisi. Il procuratore regio era Niccola Intonti, Francesco Soreca il Cancelliere.
Con legge 29 maggio 1817 n. 727 (Legge Organica dell’Ordine Giudiziario) veniva stabilito che vi doveva essere un Tribunale Civile in ogni Provincia: per la Provincia di Terra di Lavoro la residenza rimaneva S. Maria stabilendo (art.49) che il Tribunale avrebbe avuto un presidente, un vicepresidente, 6 giudici, un regio procuratore, un sostituto, un cancelliere e un vice cancelliere. Il Tribunale era diviso in due Camere. Con la medesima legge si stabiliva che doveva esservi una Corte Criminale presso ciascun tribunale. In Terra di Lavoro la Corte era composta da un presidente, un vicepresidente, 12 giudici, un regio procuratore generale, due sostituti , un cancelliere e un vicecancelliere. Nell’aprile del 1820 il nuovo arcivescovo, Baldassarre Mormile, non intendendo avviare un’azione di rivendica del Palazzo arcivescovile occupato in epoca napoleonica, lo cedette in enfiteusi perpetua al canone annuo di 550 ducati.
L’insediamento dei Tribunali portò nuovo impulso alla economia cittadina, oltre ad una crescita culturale dovuta all’insediarsi in Città di una folta e qualificata schiera di magistrati e di avvocati. In palazzo Melzi sarà amministrata la Giustizia per oltre 180 anni, fino al 1987 quando gli Uffici Giudiziari traslocheranno nel Nuovo Palazzo di Giustizia.
Palazzo Melzi – cortile interno – Accesso alla gabbia della Corte di Assise A questo ingresso accostava il furgone del trasporto detenuti Gli imputati, attraverso una scala a chiocciola arrivavano nel gabbione della Corte di Assise al 1° piano. Sullo sfondo una statua di epoca romana che ornava il palazzo nel ‘600.